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Le tasse sono il «presupposto del vivere civile», le fondamenta del patto sociale, il costo necessario per garantire quel principio costituzionale del «contribuire ciascuno secondo le proprie capacità». In questo senso, l'introduzione di un'imposta patrimoniale favorirebbe la redistribuzione della ricchezza - e quindi del potere - intaccando le disuguaglianze crescenti e salvaguardando i rapporti sociali. Si tratta di una questione culturale, che abbraccia anche progressività, riforma del catasto e contrasto all'evasione. Dagli Stati Uniti del 1942 all'Italia dei giorni nostri, Giuseppe Civati e Davide Serafin raccontano il dibattito contemporaneo, i suoi protagonisti, le sue idiosincrasie, e le tappe della legislazione in materia fiscale, fino a formulare una proposta concreta e puntuale: perché in questi anni di crisi, con nuove e difficili sfide all'orizzonte, quella sul patrimonio è «un'imposta vincolata al futuro», per tutelare i più fragili oggi e preservare le generazioni di domani. «Con questo libro vorremmo contribuire a destarvi da un inganno. L'inganno di chi racconta l'Italia come il Paese delle tasse, il Paese dello Stato opprimente che sottrae molta parte del vostro prezioso reddito. Se davvero lo fosse, se davvero questo vi stesse succedendo e vi sentiste vessati, allora dovreste considerare che l'unica ragione per cui ciò accade è che vi sono altri, cittadini come voi, che invece le tasse non le pagano, o le pagano in misura irrisoria rispetto alla loro effettiva ricchezza.»